Fondi pensione negoziali, come navigare con i tassi a zero fino al 2024

Con le performance di agosto, tutte le principali linee di fondi pensione negoziali censite dal Comparatore dei Fondi Itinerari Previdenziali si sono riportate in territorio positivo. Le previsioni sul futuro prossimo restano però difficili al netto di una (quasi assoluta) certezza: i tassi di interesse potrebbero restare bassi per molti anni 

Leo Campagna

Ha sfiorato il punto percentuale la performance media delle 101 linee dei fondi pensione negoziali censiti dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali. Per la precisione, si è attestata a +0,9%, un risultato che ha riportato in positivo (+0,4%) anche il rendimento da inizio anno e spinto al +1,8% quello medio a 12 mesi. Con i risultati di agosto, tutte le principali categorie di fondi pensione negoziali (bilanciati azionari, bilanciati, bilanciati obbligazionari, obbligazionari misti e obbligazionari), mostrano una performance da inizio 2020 positiva.

I risultati di agosto sono l’occasione di mettere in prospettiva le attese sul medio e lungo termine. Un esercizio che non offre alcuna garanzia ma che permette di fare alcune riflessioni. La prima delle quali parte da una proiezione che quasi tutti gli analisti si sentono di condividere: i tassi di interesse resteranno bassi per molti anni. Una previsione che si basa anche sugli ultimi annunci della Federal Reserve che ha cambiato il paradigma sull’inflazione. La banca centrale USA non interverrà più come in passato ai primi accenni di tensioni inflattive ma si baserà sull’inflazione media al 2%, tollerando ampi periodi in cui i prezzi al consumo si posizionino al di sopra di tale livello prima di intervenire sui tassi. 

D’altra parte, con i debiti pubblici in ascesa vertiginosa per finanziarie i danni all’economia causati dalla pandemia, anche la BCE e le altre banche centrali dei Paesi occidentali non hanno alternative a mantenere a zero (o in territorio negativo) i tassi: è questa l’unica strada per garantire la sostenibilità dei debiti pubblici con interessi da pagare calmierati. Ecco quindi che l’ipotesi di tassi a zero fino al 2023 o anche al 2024 non è affatto azzardata. Questo però complica la vita agli investitori e, di riflesso, anche ai fondi pensione negoziali. Come riuscire a generare rendimenti reali positivi in un mondo di tassi a zero o negativi? 

Se analizziamo quel che è accaduto dal discorso del "Whatever it takes" di Mario Draghi del luglio 2012 in poi, notiamo che i tassi sono inesorabilmente scesi senza "quasi" soluzione di continuità mentre le asset class di rischio (azioni, obbligazioni societarie, mercati emergenti) si sono apprezzate. Non sono pochi a sostenere che i rendimenti per gli investitori dei prossimi anni sembrano destinati a essere meno generosi rispetti alla media degli ultimi 10 anni. Anche perché è difficile immaginare un'immersione dei tassi in territorio molto più negativo. 

Tuttavia, sebbene gli spread del credito siano vicini ai minimi storici e le valutazioni di Borsa non siano certo a buon mercato, sembra che i flussi degli investitori dovranno ancora convergere sulle asset class di rischio per ricavare fonti di rendimento. La gestione attiva -  e qui potrebbe esserci la vera differenza rispetto agli ultimi anni - dovrà riuscire a dimostrarsi più abile di quella passiva generando quegli extra rendimenti per i quali richiede maggiori commissioni ai sottoscrittori.

Leo Campagna 

15/10/2020

 
 

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