Fondi pensione negoziali, promossi quattro anni dopo la svalutazione cinese

Nonostante un periodo caratterizzato da tensioni geopolitiche e mercati finanziari instabili, i fondi pensione negoziali si sono ben comportati riuscendo a contenere i rischi e a generare performance positive 

Leo Campagna

Per contrastare gli effetti dei dazi introdotti da Trump alle importazioni di merci dalla Cina il governo di Pechino ha agito anche sulla valuta. Lo yuan cinese è stato pilotato al ribasso nel corso di quest’anno in modo da rendere le merci esportate comunque competitive. La mossa ha preoccupato gli operatori di mercato memori di quanto accadde nell’estate di quattro anni fa. A inizio agosto 2015, senza nessun preavviso, le autorità cinesi decisero una forte svalutazione dello yuan sul dollaro.

Proprio perché inaspettata, la decisione venne interpretata come la conferma che il rallentamento della crescita cinese fosse piò grave del previsto e che, quindi, avrebbe potuto comportare serie conseguenze sull’economia globale. Ne seguirono sette mesi di correzione dei mercati finanziari con l’indice MSCI world delle Borse mondiali che arrivò a perdere quasi venti punti percentuali. Ora, a distanza di quattro anni, l’MSCI world si attesta a un livello del 30 per cento più in alto rispetto a quello dell’agosto 2015 mentre, nel frattempo, altre vicende hanno inciso sull’andamento dei mercati finanziari. Con quali conseguenze sui fondi pensione negoziali? 

Abbiamo calcolato i rendimenti e la volatilità della quota (in base alla standard deviation delle quote mensili) delle 104 linee dei fondi pensione negoziali censiti nel Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali. L’obiettivo era quello di verificare non soltanto il rendimento ma anche la performance rispetto al rischio in una fase particolarmente accidentati per i mercati. Per farlo abbiamo utilizzato l’indice di Sharpe usando come tasso risk free l’indice JPMorgan EMU Cash - 12 mth (EUR). L’indice di Sharpre - che misura quanta unità di rendimento positivo è stata realizzata in funzione dei rischi di portafoglio corsi - risulta pari, in media, a 0,676 per tutti i fondi pensione esaminati. Si tratta di un valore che si colloca a metà strada tra quello realizzato nello stesso arco di tempo dall’MSCI world in euro (0,598) e quello ottenuto dall’indice dei titoli di stato di tutto il mondo (JP Morgan government global bond index), pari a 0,738.

Quindi, in un periodo caratterizzato da molti saliscendi dei mercati, provocati dal referendum sulla Brexit, dalle elezioni di Trump, dalle guerre commerciali e dalle tensioni geopolitiche internazionali, i fondi pensione negoziali hanno assolto il loro compito di generare performance positive in una cornice di rischi sotto controllo.

Leo Campagna 

18/10/2019

 
 
 

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