Iscritti ai fondi pensione e RITA: non un colpo di fulmine, ma…

Sono passati quasi dodici mesi dall’introduzione in forma stabile, nell’ordinamento italiano, di RITA (Rendita Integrativa Temporanea Immediata): come spesso succede con le novità, però, nei primi tempi c’è sempre un po’ di diffidenza. Ora l’interesse sul tema da parte degli iscritti ai fondi pensione inizia ad aumentare, per quali motivi?

Nicola Barbiero

Inizialmente fu l’esigenza di rispondere alle richieste di anticipare l’accesso alla pensione consentendo un maggior ventaglio di possibilità. Ecco che la rendita integrativa temporanea anticipata permetteva, pur non modificando i parametri di accesso alla pensione di vecchiaia (come previsti a seguito della riforma Fornero ed evitando maggiori oneri per le casse dello Stato), un’opzione di uscita anticipata dal mondo del lavoro fino a 5 anni prima della maturazione dei requisiti (che aumentano fino a 10 anni per le situazioni individuali con prolungati periodi di mancanza di lavoro). Un’alternativa che, nelle intenzioni del legislatore, avrebbe dovuto ravvivare l’attenzione per gli strumenti di previdenza complementare (anche per le giovani generazioni) che, successivamente al famoso primo semestre del 2007, è storicamente anemica di nuove adesioni.

La classica fava che avrebbe dovuto permette di catturare due piccioni: ma la realtà si è rivelata profondamente diversa dalle teoria ipotizzata del legislatore.

Vista la volatilità (prendendo a prestito un termine finanziario) della normativa pensionistica in Italia, i lavoratori non si sono fidati a porre termine ai loro contratti di lavoro senza poter contare sulla “classica” pensione del primo pilastro. Da considerare, poi, un altro importante elemento: l’età media di accesso alla pensione è pari a 63,5 anni[1], lontano dai 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia (requisito valido dal 2019 a condizione si siano versati contributi per almeno 20 anni); ciò a significare che, a oggi, la pensione anticipata (il cui raggiungimento è legato agli anni di contributi versati) rappresenta la principale opzione di uscita dal mondo del lavoro.

Anche a causa di ciò il meccanismo di RITA è stato parzialmente disinnescato, quantomeno rispetto alle intenzioni iniziali. Pur non essendo stata adeguatamente apprezzata come misura di flessibilità, è stata certamente molto gradita come meccanismo di risparmio fiscale (argomento sui cui l’attenzione e la sensibilità è sempre molto elevata). La normativa di riferimento, infatti, permette di richiedere l’attivazione di RITA anche qualora l’iscritto stia già beneficiando della pensione erogata dall’INPS (a seguito del raggiungimento dei requisiti previsti per la pensione anticipata) o abbia avuto accesso a un fondo di solidarietà/esuberi (che generalmente apportano un assegno mensile) a condizione che non abbia raggiunto i 67 anni (età prevista per la pensione di vecchiaia).

A prima vista un aspetto marginale, forse poco interessante, ma che ha fatto innamorare molti iscritti di RITA: perché? Cosa c’è di così interessante?

Innanzitutto può richiedere con una breve rateizzazione l’intero montante accumulato in forma di capitale superando il limite del 50% previsto per le prestazioni al pensionamento forma questa particolarmente gradita agli iscritti.

Ma, soprattutto, l’aspetto fiscale ricopre un ruolo fondamentale considerando l’imposizione fiscale prevista per le prestazioni pensionistiche legate ai vari periodi di versamento (M1 fino al 2000, M2 da 2001 a 2006, M3 da 1/1 /2007):

  1. Quota in capitale
    • M1 →separata (aliquota media RR o aliquota tfr)
    • M2 →separata (aliquota media RR) o Irpef per riscatti volontari
    • M3 →sostitutiva 15-9% o 23% per riscatti perdita requisiti
  2. Quota in rendita
    • M1 →Irpef (imponibile al 87,5%)
    • M2 →Irpef
    • M3 →sostitutiva 15-9%

Riscattando quanto maturato attraverso RITA, invece, la distinzione tra i vari peridi di contribuzione (ante 2000, 2001-2006, post 1/1/2007) viene meno e la tassazione agevolata (15% o inferiore) viene applicata a tutti i versamenti consentendo forti risparmi soprattutto per gli iscritti di più lunga data: un vantaggio consistente per chiunque sia disposto ad accettare una dilazione di breve periodo nel riscatto della totalità del proprio fondo.

Certamente non possiamo dire che RITA abbia risposto alle iniziali esigenze, ma sta riscontrando il gradimento di un numero sempre maggiore di persone: ci è voluto qualche tempo perché la scintilla si accendesse ma ora, pare, non spegnersi più.

Nicola Barbiero 

15/2/2019


[1] Si veda quanto pubblicato da Inps: statistiche in breve, “Pensioni vigenti all’1.1.2018 e liquidate nel 2017 erogate dall’INPS” a cura del Coordinamento Generale Statistico Attuariale. Età media di accesso alla pensione 63,5 anni

 
 
 

Ti potrebbe interessare anche