PIP, guardare le performance con le lenti giuste

Per le performance del primo semestre 2018 delle linee unit linked dei PIP prevale il segno meno. Le diverse fasi attraversate dal mercato nei primi mesi dell'anno aiutano però a contestualizzare e comprendere meglio questi risultati 

Leo Campagna

Se si osservano le performance del primo semestre 2018 delle linee unit linked dei PIP censiti nel database di Itinerari Previdenziali si nota come prevalga il segno meno. Infatti, di 31 linee soltanto due evidenziano un aumento del valore della quota tra il primo gennaio e il 30 giugno scorso.

Occorre però contestualizzare quanto accaduto nei primi 180 giorni del 2018. Sei mesi che possono essere sintetizzati in tre differenti fasi di mercato. La prima, che ha coinciso con quasi tutto il mese di gennai,  per così dire "euforica", con gli indici di Borsa che hanno registrato nuovi massimi, mentre i rendimenti del mercato obbligazionario si sono riavvicinati ai minimi. Poi, nel momento in cui è stato annunciato il dato dell’aumento delle retribuzioni americane del 2,9% su base annua a fine gennaio, è scattata la seconda fase che potremmo battezzare "di spavento" Gli investitori, infatti, spaventati dal balzo delle retribuzioni orarie, hanno temuto un effetto a catena con l’inflazione e con tassi USA in rialzo più accentuato. II risultato è stato un incremento della volatilità e indici azionari in correzione fino a 10 punti percentuali. Poi, e siamo alla terza fase, da metà aprile ha guadagnato la scena il dollaro. Forte del rialzo dei tassi USA e dell’ottimo stato di salute dell’economia statunitense, il biglietto verde si è rafforzato su tutte le principali valute e, in modo particolare, rispetto a quelle dei Paesi emergenti. Questa fase, che dura ancora, può essere definita "di preoccupazione", perché, sullo sfondo proseguono le guerre sui dazi commerciali mentre la politica europea (in Italia in particolare, ma non solo) ha di nuovo alimentato timori sulla tenuta della Ue.

Alla luce di tutto questo, un semestre non brillante sui mercati può far parte delle "regole del gioco". Anzi, sarebbe anomalo il contrario. Inoltre, la gestione attiva di portafoglio riesce proprio in queste occasioni a catturare titoli che sono tornati convenienti o settori che sono stati trascurati. 

D’altra parte, se si osservano le linee unit linked che hanno registrato i peggiori rendimenti semestrali, spesso sono anche quelle che possono vantare le migliori performance a 5 anni. Come dire che non bisogna essere miopi nel leggere i rendimenti ma, semmai, concedere il giusto orizzonte di tempo per dare modo agli investimenti in portafoglio di dare i frutti attesi.  

Leo Campagna

30/7/2018

 
 

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