PIP, le soluzioni offerte dalle gestioni separate

Le turbolenze dei mercati finanziari associate a COVID-19 hanno trascinato le linee azionarie delle unit linked collegate ai PIP censite dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali verso il basso, facendo segnare dopo il primo trimestre 2020 un pesante -22,6%. Quali scenari invece per le forme miste collegate a contratti di assicurazioni sulla vita di ramo III o a linee di ramo I?

Leo Campagna

A marzo la performance media delle linee azionarie delle unit linked collegate ai PIP censite dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali si è attestata a -18,4%. Un crollo verticale che ha trascinato in profondo rosso anche la prestazione relativa al primo trimestre (-22,6%). Risultati in linea con quelli trimestrali dell’indice Stoxx 600 delle Borse europee (-23,03%) e dell’indice MSCI world delle Borse mondiali (-19,6%).

Nei PIP, tuttavia, possono esistere anche forme miste, nelle quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata a contratti di assicurazione sulla vita di ramo III (linee collegate a quote di fondi comuni e Sicav) e a linee ramo I, nelle quali la rivalutazione della posizione individuale è collegata a una o più gestioni interne separate (gsv). Queste ultime sono linee prevalentemente investite in titoli di stato dell’area euro e, in misura ridotta, in obbligazioni societarie. Inoltre, grazie alle norme che regolano queste gestioni, i rendimenti annuali (certificati da un revisore esterno) non sono calcolati ai valori di mercato ma possono essere determinati immaginando il mantenimento in portafoglio fino alla scadenza del titolo a reddito fisso. Un meccanismo che consente di incorporare, in modo lineare, il rendimento atteso (cedole più eventuale rivalutazione del titolo al valore nominale rispetto a quello di acquisto) per tutta la durata del titolo in portafoglio fino alla sua scadenza.

Proviamo quindi a immaginare tre diverse combinazioni di contratti PIP che uniscano gsv e linee unit linked azionarie (ULAZ): il primo 90%-10%, il secondo 80%-20% e il terzo 70%-30%. Utilizzando anche per quest’anno il rendimento medio delle gsv del 2019 (pari a 1,33%) e la performance delle unit linked azionarie del primo trimestre 2020 come quella per l’intero anno, avremmo nel primo caso una perdita annuale dell’1,06% (il 90% di +1,33% più il 10% di -22,6%) nel secondo caso una perdita del 3,46% e nel terzo caso (70% gsv e 30% ULAZ) una perdita del 5,85%. Ora, ipotizzando un rendimento annuo composto dell’8% per i prossimi 5 anni della unit linked azionaria e dell’1,33% per la gsv, si otterrebbe per contratto al 90% in gsv e al 10% in ULAZ una rivalutazione del 10,84%, per quello 80%-20% un incremento del 14,85% e per quello 70%-30% un apprezzamento del 18,86%.

Per quanto si tratti di simulazioni con ipotesi di rendimento tutte da verificare in futuro, questo esercizio consente di fare una riflessione. Combinare il giusto mix di una gestione separata ramo I con una linea unit linked azionaria ramo III può permettere di attenuare i contraccolpi durante le fasi di turbolenza e, al contempo, di partecipare alla rivalutazione a medio termine dei mercati finanziari.

Leo Campagna

11/5/2020

 
 

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