Quattro falsi miti da sfatare sulla previdenza complementare (2)

Tra le diverse motivazioni che ancora oggi ostacolano il definitivo decollo delle adesioni alla previdenza complementare, soprattutto tra i più giovani, ci sono alcuni falsi miti da sfatare: la scarsa convenienza fiscale dei fondi pensione è decisamente tra questi 

Niccolò De Rossi

Mai come in questo periodo, vista l’ingente quota di risparmio privato che complice la pandemia è a tutti gli effetti parcheggiata sui conti correnti degli italiani, è importante parlare di educazione finanziaria, ma non solo. Di pari passo è importante sensibilizzare, soprattutto i più giovani,sull’importanza di costruirsi una solida cultura previdenziale integrativa.

Per quale motivo? Perché i fondi pensione rappresentano non solo il mezzo attraverso cui costruirsi una pensione aggiuntiva a quella pubblica, ma anche un vero e proprio strumento di investimento. A questo proposito, in particolare sulla convenienza o meno di aderire a una delle forme pensionistiche complementari, si fondano alcune delle false credenze che ne ostacolano l’adesione. Nello scorso articolo si è avuto modo di approfondire due dei 4 falsi miti che sono tutt’oggi particolarmente radicati nell’opinione pubblica: 1) "sono troppo giovane per pensare alla pensione" e 2) le somme destinate al fondo non potranno essere richieste se non tra moltissimi anni.

Esistono però almeno altre due convinzioni piuttosto diffuse che spesso vengono presentate per supportare la tesi della scarsa o nulla importanza di aderire a un fondo pensione...

 

I fondi pensione sono particolarmente costosi

Niente di più falso. Preliminarmente, e per agevolare la lettura di quanto si andrà ad approfondire, è utile anticipare che l’attività di un fondo pensione e di conseguenza quella dei rispettivi aderenti può essere distinta in tre fasi: quella della contribuzione, quella dei rendimenti e quella delle prestazioni. Perché è utile evidenziare questa distinzione? Perché, per il ruolo sociale che svolge, alla previdenza integrativa vengono accordati una serie di vantaggi che comportano un considerevole risparmio, soprattutto fiscale, nelle diverse fasi. Ciò confuta esattamente l’assunto secondo cui le forme pensionistiche integrative sono molto dispensiose.

Facendo un passo avanti è allora importante considerare dove effettivamente risiede la convenienza di aderire a un fondo pensione. Il nostro Paese ha adottato il modello definito ETT, ovvero esente da tassazione in fase di contribuzione, tassato sui rendimenti finanziari conseguiti dal fondo e tassato sulla prestazione finale. Analizziamo allora il primo vantaggio: la fase di contribuzione non solo è esente da imposta, ma la normativa accorda la piena deducibilità dal reddito complessivo dell’aderente di quanto versato al fondo fino a un massimo annuo di 5.164,57 euro. Questo significa che la propria base imponibile verrà abbattuta in misura pari a quanto si decide di contribuire (fino al limite suddetto), il che comporta un reale risparmio di imposte dovute sul proprio reddito. 

La seconda fase, quella in cui i propri contributi vengono investiti sui mercati finanziari dal fondo (spesso affidando la gestione a SGR specializzate), sconta una tassazione di favore rispetto a qualsiasi altro strumento di investimento. Infatti, l’aliquota applicata sui rendimenti conseguiti dal fondo pensione è pari al 12,5% per la quota investita in titoli di Stato e al 20% sugli altri strumenti finanziari, anziché del 26% come per tutte le altre tipologie di investimento.

Prima di passare all’analisi della terza fase, può essere allora utile ricapitolare quanto fin qui detto per evidenziare la convenienza di aderire a un fondo pensione e confutare il terzo falso mito che indica come particolarmente costosi i fondi pensione. Come primo elemento, c’è un risparmio dovuto alla deducibilità dei contributi versati annualmente alla forma di previdenza complementare. Secondo, se come spesso si ripete è bene incentivare l’investimento di lungo periodo, ecco allora che l’applicazione di un'aliquota di favore (del 20% anziché del 26%) sui rendimenti finanziari ottenuti su un arco temporale di 20-30 anni comporta un risparmio fiscale altrettanto importante. Anche solamente per questi due motivi non si ravvede davvero dove risiederebbero le basi per affermare che sarebbe inutile o controproducente iscriversi a un fondo pensione perché troppo costoso. 

 

Le prestazioni erogate dal fondo pensione hanno una tassazione elevata

Quando si affronta il tema delle prestazioni erogate dal fondo pensione è importare effettuare una preliminare distinzione tra prestazioni non pensionistiche e prestazione pensionistiche. Le prime, che possono essere erogate anche prima della maturazione dei requisiti pensionistici e di cui nella puntata precedente si sono esaminati tempistiche e importi massimi erogabili, sono appunto dette anticipazioni. Su queste prestazioni è accordata una tassazione particolarmente vantaggiosa.

Nello specifico, le richieste di anticipazioni per spese sanitarie a seguito di gravissime situazioni per terapie e interventi per sé, coniuge o figli, saranno assoggettate a ritenuta a titolo di imposta del 15% che decresce fino al 9%. Per ogni anno di iscrizione al fondo successivo al 15esimo infatti, l’aliquota si riduce di 0,3 punti percentuali fino a un massimo di 6 punti. Se l’anticipazione viene richiesta per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli o per qualsiasi altra esigenza che possa presentarsi, si subirà una ritenuta a titolo d’imposta del 23%. Inoltre, tutte le somme erogate dal fondo come anticipazioni potranno essere reintegrate dall’aderente sempre in esenzione di imposta oltre al limite di contribuzione fissato a 5.164,53 euro. È bene ricordare che, per un lavoratore dipendente che non abbia aderito al fondo pensione e mantenuto il TFR in azienda, per le stesse tipologie di anticipazioni sarebbe applicata l’aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni (quindi tra il 23% e il 43%).

Ma la convenienza fiscale si apprezza soprattutto considerando la tassazione che graverà sulla prestazione finale, ovvero quando saranno maturati i requisiti per andare in pensione. Alla prestazione pensionistica integrativa sarà infatti applicata una ritenuta a titolo definitivo che varia da un massimo del 15% fino a un minimo del 9% secondo lo stesso meccanismo decrescente visto poco fa. Si ricorda che la pensione pubblica è invece tassata ad aliquota marginale in base agli scaglioni IRPEF, quindi tra il 23% e il 43%. A parità di qualsiasi altra condizione, aderire a un fondo pensione consente di avere un consistente risparmio sulla prestazione che si riceverà una volta percorsa la strada del pensionamento.
 

Risparmio fiscale sul reddito complessivo grazie alla deducibilità dei contributi al fondo pensione in fase di contribuzione, vantaggio fiscale in fase di accumulo con aliquota sui rendimenti inferiore rispetto a qualsiasi altro strumento di investimento e prestazioni pensionistiche (e non) cui si applica una tassazione di favore, con un vantaggio fiscale innegabile e soprattutto molto rilevante. Alla fine di questo percorso si può affermare che i 4 falsi miti sulla previdenza complementare, a cominciare da quello radicatissimo secondo cui c'è sempre tempo per pensare alla futura pensione, sono sfatati. Mission completed.

 

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

3/5/2021

 
 

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