Quota 100 per cento(mila)

La misura, che ha introdotto per tre anni la possibilità di accesso anticipato al pensionamento con 62 anni di età e 38 di contributi, ha sfondato il muro simbolico delle 100mila domande. Un successo a livello di richieste, che però, nella sostanza, lascia aperti vari interrogativi

Giovanni Gazzoli

Dopo meno di due mesi dalla sua introduzione, Quota 100 ha sfondato il muro delle 100mila domande. Una soglia importante, simbolica, che testimonia un ottimo recepimento da parte della popolazione della misura fortemente voluta dal Governo attualmente in carica: o almeno, in teoria.

Infatti, già nei primi bilanci effettuati erano emerse diverse perplessità relative alla natura di questo ingente volume di domande: ebbene, pur con la premessa che non necessariamente tutte le domande si tradurranno in pensione, alla luce del tempo trascorso, si può affermare che i trend di affluenza delle richieste si siano assestati in circa mille al giorno su scala nazionale, ed è dunque ora possibile valutare se tali "controversie" dipendessero dall’ondata iniziale o se al contrario fossero specchio di qualcosa di più radicato.

Il primo dato da osservare è quello geografico. Se inizialmente le domande erano fortemente squilibrate verso il Sud, che capeggiava con il 42% a fronte del 29% di Nord e Centro, ora la situazione è lievemente più equilibrata, anche se il Meridione resta la zona da cui provengono più richieste, ossia quasi il 40%, contro il 31,7% del Nord e il 28,6% del Centro. Valori che restano comunque in controtendenza rispetto alle aspettative se si fa un rapido confronto con le pensioni di anzianità, prevalenti nelle regioni settentrionali (dove è erogato il 48,4% dei trattamenti come evidenziato dal Sesto Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano) e, viceversa, più esigue al Centro (29%) e al Sud (21,2%)

A livello regionale, si segnala solo un significativo cambiamento, cioè l’aumento proporzionalmente maggiore del Lazio (che ha 10.727 domande) rispetto alla Sicilia (10.122). Di conseguenza, ponderando il dato assoluto in relazione ai residenti, resta che la regione che ha fatto più richieste è il Molise, con 2,70 ogni mille abitanti, poi la Sardegna (2,49), che supera l’Abruzzo (2,34) sorpassato anche dalla Basilicata (2,41), e a seguire Calabria (2,05) e Sicilia (2,01).

Tra le province, domina la Sardegna, con Cagliari a 3,70 richieste ogni mille residenti; guadagna molte posizioni L’Aquila, che si issa al quarto posto (2,72), in coda alle già alte Isernia (2,89) e Oristano (2,82). Al contrario, Monza (0,8), Bolzano (0,91) e Fermo (1,07) restano le più basse.

Lievemente diverse le percentuali sulla base del sesso, che vede gli uomini fare il 73% delle domande, contro il 27% femminile (era 76% e 24%). Il "divario di genere" si mantiene quindi nei fatti stabile, continuando a dare conferma del fatto che, tradizionalmente - e Quota 100 non fa appunto eccezione - le donne faticano di più nel maturare requisiti di anzianità contributiva a causa di una carriera lavorativa spesso più discontinua di quella dei colleghi uomini. Restando in ambito anagrafico, non si rilevano significativi spostamenti, invece, per quanto riguarda l'età dei richiedenti.

Infine, sulla base dell’analisi delle richieste a seconda della tipologia di gestione INPS a cui è iscritto il richiedente, si nota che si sono equilibrate le percentuali di lavoratori nel pubblico e nel privato, entrambe al 35%; restano quasi identiche quelle delle altre gestioni. Interessante allora, anche per misurare l'effettivo impatto del provvedimento, valutare se e in quale misura si concretizzerà il tanto auspicato quanto discusso ricambio giovani/pensionati

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali

27/3/2019

 
 

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