Dimmi come mangi e ti dirò chi sei

Il rapporto Unicef sulla malnutrizione dei bambini nel mondo denuncia le conseguenze di una dieta errata: 149 milioni di bambini hanno ritardi nella crescita, 1 bambino su 2 soffre di mancanza di vitamine e nutrienti essenziali e 40 milioni di bambini sono in sovrappeso o obesi. Un problema da affrontare in primis con l’educazione

Giovanni Gazzoli

Nel vasto ragionamento sulla povertà multidimensionale, ossia quella situazione di privazione che va al di là del mero aspetto economico e che viene affrontata approfonditamente nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, le Nazioni Unite considerano cruciale la dimensione alimentare, identificando nella malnutrizione un nemico da sconfiggere: non è un caso che essa pesi per 1/6 nella valutazione delle “componenti” della povertà.

Figura 1 - Le tre dimensioni chiave della povertà dimensionale in un nucleo familiare

Fonte: "The 2018 Global Multidimensional Poverty Index (MPI)", UNPD

Questa visione sta alla base del nuovo rapporto dell’UNICEF "La condizione dell’infanzia nel mondo 2019: Bambini, cibo e nutrizione", definito come “la ricerca maggiormente esaustiva del ventunesimo secolo sulla malnutrizione infantile in tutte le sue forme”: infatti, uno dei grandi pregi di tale analisi è la focalizzazione sulla qualità dei problemi, piuttosto che sulla mera quantità. Metodo che permette di adottare risposte mirate a problemi complessi.

Su tutti, probabilmente, quello del rapporto tra nutrizione ed educazione. Il punto di partenza è la grande ignoranza dei minori sul tema della nutrizione, poiché è stato rilevato che gli adolescenti hanno una limitata comprensione delle qualità nutrizionali di più della metà del cibo di cui si nutrono. Viene dunque rilevata una mancanza di educazione, che diventa allo stesso tempo causa ed effetto di malnutrizione.

Volendo semplificare, potremmo parlare di un circolo vizioso che vede una situazione di povertà economica che costringe all’acquisto di prodotti alimentari a basso costo e, dunque, spesso di bassa qualità, che a loro volta generano una crescita deficitaria nei bambini che ne fanno uso eccessivo, deficit che si ripercuote – ad esempio – sul loro sviluppo psico-fisico, uno dei fattori che possono influenzare un percorso d’istruzione tormentato, causa di un’educazione inferiore, così come ridotte saranno le possibilità di riscattare la situazione di partenza.

Lo stesso rapporto adduce due esempi funzionali alla predetta rappresentazione, seppur “banalizzata”. L’arresto della crescita, in primis, è un chiaro segno che un bambino non si stia sviluppando positivamente: questo può essere considerato sia sintomatico di una privazione passata sia anticipatore di una povertà futura. La mancanza di ferro, invece, riduce la capacità dei bambini di imparare. O ancora, come recita il rapporto: “Almeno 1 bambino su 3 sotto i 5 anni – oltre 200 milioni – è denutrito o in sovrappeso. Circa 2 bambini su 3 tra i 6 mesi e i 2 anni non ricevono cibi che supportano la rapida crescita dei loro corpi e cervelli. Questo li espone a rischio di uno scarso sviluppo celebrale, scarso apprendimento, basse difese immunitarie, aumento di infezioni e, in diversi casi, morte”.

Se invece non volessimo semplificare, dovremmo parlare di approccio sistemico, ossia di quell’approccio che rende vari sistemi responsabili per i risultati nutrizionali. L’UNICEF ne identifica cinque: oltre a quello del cibo, ovviamente, si considerano quelli di sanità, educazione, acqua /igiene e protezione sociale.

Figura 2 - La (mal)nutrizione: un approccio sistematico 

Fonte: "La condizione dell'infanzia nel mondo 2019: Bambini, cibo e nutrizione", UNICEF  

I sistemi sanitari nazionali, ad esempio, devono fornire servizi preventivi, ma anche diffondere pratiche positive nelle famiglie. Casi da elogiare in tal senso sono rappresentati da Cambogia, Rwanda e India, che hanno investito molto in campagne di informazione sull’allattamento, migliorando di molto la situazione nutrizionale infantile delle loro comunità. Parlando di educazione, invece, hanno un ruolo chiave le scuole, dove si devono promuovere diete salutari tra gli adolescenti: sempre in India esiste un programma sull’anemia tra gli adolescenti che ha raggiunto 8,8 milioni di bambine tra i 10 e i 19 anni. O ancora, i sistemi di protezione sociale sono un potente strumento di supporto: in Brasile, ad esempio, nel 2003 è stato lanciato il programma “Bolsa Familia” (indennità di famiglia), che ha migliorato le condizioni di 13 milioni di famiglie nella loro capacità di accesso al cibo.

Oltre ai bambini, il tema dell’educazione riguarda indirettamente anche altri soggetti che influenzano la malnutrizione infantile: le famiglie e le aziende.

Per quanto riguarda le prime, si tratta soprattutto della corretta nutrizione dei neonati, fin dai primi giorni di vita. A tale riguardo, il rapporto rileva che meno della metà dei neonati non viene alimentato correttamente e, spesso, a causa della scarsa consapevolezza chi è responsabile della loro nutrizione. Salendo con l'età, va poi rilevato anche il peso di campagne di marketing nocive, fattore che chiama in causa le aziende, molte delle quali vengono meno alla loro responsabilità sociale, accompagnando la crescita dei bambini con veri e propri bombardamenti mediatici di prodotti non salutari, dalle merendine ai fast food.

Insomma, come si vede si può parlare di molti settori della società, e di molti attori all’interno di questi settori. Quello della nutrizione è una sorta di sottosistema che influenza la società, essendone al contempo a propria volta influenzato. Tra globalizzazione, urbanizzazione, cambiamenti climatici e crisi umanitarie, la condizione nutrizionale dei minori in tutto il mondo è fortemente influenzata. Il rapporto, ad esempio, denuncia che per la globalizzazione, solo 100 grandi compagnie controllano il 77% delle vendite di cibo in tutto il mondo; che, in molte città, molti bambini poveri vivono in veri e proprio “deserti del cibo”, dove l’unica reale opzione è nutrirsi con sostanze a basso costo e a bassissima qualità; che i cambiamenti climatici causano scarsità di acqua potabile e siccità, responsabile dell’80% delle perdite in agricoltura e, a cascata, della bassa qualità e della scarsità dei prodotti che arrivano a disposizione delle famiglie; e, ancora, che le guerre e le crisi economiche causano migrazioni e povertà.

Uno scenario dal quale non sembra esserci via di fuga. Come fare, dunque?

Il punto di partenza è proprio quello esposto in apertura: l’educazione a una dieta equilibrata. Milioni di bambini mangiano troppo poco, e milioni di altri bambini mangiano troppo; il principale punto, dunque, è l’equilibrio. Questo può venire sia dai minori, nei quali deve comunque crescere la consapevolezza, sia soprattutto da parte di coloro che sono responsabili della loro educazione: sono necessari sistemi nazionali che mettano la nutrizione dei bambini al centro del proprio operato e che lavorino, ad esempi, facendo leva su incentivi fiscali per premiare gli attori virtuosi e penalizzare quelli irresponsabili.

È proprio in questa direzione che va l’appello di Henrietta Fore, Direttore generale UNICEF: «Questa non è una battaglia che possiamo vincere da soli. Abbiamo bisogno che i governi, il settore privato e la società civile rendano la nutrizione dei bambini prioritaria e lavorino insieme per rispondere alle cause di una nutrizione non sana in tutte le sue forme». 

Giovanni Gazzoli, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

6/11/2019 

 
 

Ti potrebbe interessare anche