Italiani e risparmio: il rapporto migliora ma il matrimonio è ancora lontano

Pur in miglioramento, la cultura finanziaria del Paese resta lacunosa, ragione per la quale a una certa propensione al risparmio tendono ancora ad affiancarsi una scarsa pianificazione e scelte strategiche non sempre efficienti. Alcuni spunti a partire dall'ultimo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane

Niccolò De Rossi

La relazione tra famiglie italiane e risparmio, si sa, vive una storia travagliata. In linea generale, la propensione al risparmio è stata sempre presente nella cultura del nostro Paese. La peculiarità, da leggere in accezione lievemente negativa, è che nonostante il consistente accantonamento di risorse, queste vengono spesso allocate in modo inefficiente. Infatti, a fronte di un tasso di risparmio che nel 2021 è rimasto superiore a quelli pre-crisi, in tutta Europa c’è stata una forte preferenza per la liquidità. Ma non solo. 

Gli italiani scontano ancora una scarsa propensione alla programmazione finanziaria: elemento che, associato alla contenuta conoscenza di nozioni anche di base, porta spesso i risparmiatori a essere restii verso l’impiego di risorse in attività a maggior grado di rischio. A maggior ragione in un momento di forte transizione, caratterizzato dalla progressiva uscita dalla fase pandemica, il Rapporto 2021 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane realizzato da Consob può aiutare a tracciare non solo una fotografia dello stato dell’arte, ma anche a indicare possibili evoluzioni prospettiche.

 

Le conoscenze finanziarie di base: serve più educazione

Analogamente alle precedenti indagini, rispetto al campione di analisi di circa 2.700 individui gli uomini rimangono i principali responsabili delle decisioni finanziarie (72%), che però condividono nel 61% dei casi con il proprio partner. Tra gli intervistati si registra ancora una forte prevalenza di avversione al rischio (76%) e alle perdite (77%), anche se circa la metà del campione è disposto a tollerare perdite di breve periodo ma a condizione che le prospettive di lungo termine siano buone. 

Entrando nel dettaglio delle risposte relative alle conoscenze finanziarie di base, il rapporto indaga 5 nozioni specifiche: relazione rischio/rendimento, tasso di interesse composto, inflazione, mutuo, diversificazione del rischio. La media delle risposte corrette si attesta a circa il 50% e oscilla tra il valore minimo del 40% per la “diversificazione” e il massimo del 55% per la “relazione rischio/rendimento”. Un dato interessante cui se ne aggiunge forse uno ancora più rilevante: il 26% di coloro che hanno risposto correttamente ad almeno una domanda non è in grado di fornire ex post una valutazione sulle risposte corrette date. Utilizzando questo aspetto per depurare le risposte sì esatte ma di fatto casuali, la media scende al 40%. 

Figura 1 - Le conoscenze finanziarie effettive degli italiani

Figura 1 - Le conoscenze finanziarie effettive degli italiani (Consob)

Rapporto 2021 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane - Consob

Anche per il 2021 il Rapporto restituisce dunque un generale livello di alfabetizzazione contenuto e oltretutto aggravato da un’ulteriore evidenza: se si confrontano le dichiarazioni fatte ex ante dagli intervistati, ovvero prima della somministrazione del questionario, relative alla familiarità con alcuni concetti base con le effettive risposte fornite, si ottiene che circa il 16% circa dei rispondenti tende a sovrastimare le proprie conoscenze

A livello prospettico e con riguardo all’attitudine verso l’educazione finanziaria, ci sono indicazioni contrastanti: il 43% degli intervistati infatti non avverte la necessità di approfondire temi potenzialmente utili in occasione di scelte importanti, ritenendo sufficiente, nel 17% dei casi, il supporto dell’intermediario di riferimento o di parenti e amici. Allo stesso tempo però, va evidenziato come, tra i restanti partecipanti all’indagine che invece manifestano interesse ad approfondire la propria cultura in questa direzione, un terzo si rivolgerebbe al proprio intermediario e/o consulente finanziario, mentre poco più del 20% preferirebbe documentarsi attraverso siti istituzionali ufficiali oppure media specializzati. 

 

Pianificazione, risparmio e scelte di investimento

Ancor prima di arrivare alla fase di investimento è necessario che gli individui sappiano cosa significa pianificare e mettere in atto modalità che portino a un risparmio coerente con le proprie esigenze e obiettivi. Nel suo Rapporto la Consob evidenzia che, parlando di gestione delle finanze personali, la maggior parte degli intervistati non ha né un piano finanziario né la consuetudine di rispettare puntualmente il proprio budget finanziario.

Se è vero che il 70% degli intervistati dichiara di risparmiare, lo è altrettanto che la ragione principale rimane quella precauzionale. La pandemia ha in alcuni casi eroso il risparmio accantonato precedentemente ma ha anche evidenziato che, tra coloro che sono riusciti a risparmiare, molto intuitivamente sono le spese non effettuate o rimandate che hanno alzato la quota di risorse accantonate. A fronte di questo, oltre il 36% degli intervistati non sa come impiegare le proprie disponibilità alla luce dell’attuale contesto economico; tra i restanti, il 19% indica una preferenza verso la liquidità, il 17% verso l’investimento immobiliare e l’11% verso l’investimento finanziario; l’acquisto di bitcoin è un’alternativa nel 3% dei casi.

Nonostante le incertezze e la scarsa attitudine a pianificare concretamente un percorso di risparmio, la partecipazione ai mercati finanziari continua a crescere: nel 2021 la quota di investitori si stima pari al 34%, a fronte del 32% nel 2020 e del 30% nell’anno precedente, ma l’attività più diffusa rimane quella dei certificati di deposito e buoni fruttiferi postali (43%), seguiti dai titoli di Stato domestici (25%) e dai fondi comuni di investimento (24%). La composizione delle attività finanziarie detenute muta in relazione alla alfabetizzazione finanziaria dell’individuo, incrementando la percentuale di fondi comuni e azioni quotate all’aumentare delle compente e viceversa. Il Rapporto restituisce inoltre un’indicazione che probabilmente è bene tenere in considerazione: coloro che sono entrati nei mercati subito dopo lo scoppio della crisi sanitaria mostrano un livello di alfabetizzazione finanziaria che supera il livello mediano solamente nel 45% dei casi. Sono inoltre individui con scarse competenze digitali, meno propensi alla pianificazione e più di frequente "finanziariamente fragili". Tutto ciò induce a pensare che durante il periodo di lockdown il fai da te sia stato particolarmente attrattivo soprattutto per i risparmiatori meno preparati, pratica tutt’altro che auspicabile. 

Nel 2021 sono infine aumentati leggermente coloro che dichiarano di conoscere gli investimenti sostenibili, trovando nel web la fonte informativa preferita. Per il 33% degli investitori la sostenibilità è un obiettivo da considerare al pari o in via prioritaria rispetto ai profili finanziari dell’investimento. Una buona attitudine alla gestione del denaro, le conoscenze finanziarie e comportamenti attenti in materia di pianificazione e budgeting si associano positivamente al possesso di investimenti sostenibili.

In conclusione, migliora lievemente l’alfabetizzazione degli italiani dal punto di vista finanziario ma c’è ancora bisogno di lavorare, a livello culturale, sulla diffusione di un'adeguata pianificazione, indispensabile per efficientare le proprie modalità di investimento. Per il fatidico “sì” c’è insomma ancora da aspettare!

Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali 

14/2/2022

 
 

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