Unione Europea e finanza sostenibile: un binomio sempre più indissolubile

Come testimoniano anche le numerose iniziative condotte nel solo 2019, l’Unione Europea è sempre più impegnata sui temi della sostenibilità, in particolar modo ambientale: il punto su attività, risorse e iniziative dedicate al contrasto al cambiamento climatico 

Federica Casarsa

L’Unione Europea è sempre più impegnata a raggiungere la leadership mondiale sulle politiche per la sostenibilità. In sincronia con il movimento internazionale di sensibilizzazione sull’emergenza climatica che nelle ultime settimane ha fatto da cornice al Climate Action Summit di New York, Bruxelles ha annunciato importanti posizioni politiche per la transizione energetica, ovvero il passaggio verso modelli economico-produttivi privi di emissioni climalteranti e basati su efficienza, circolarità e ricorso alle rinnovabili.

 

Bilancio per il clima e progressi sulla tassonomia

Proprio a New York il Presidente del Consiglio dell’Unione Europea Donald Tusk ha dichiarato che il prossimo bilancio dedicherà il 25% delle risorse ad attività e iniziative per il contrasto al cambiamento climatico, esprimendo fiducia sul fatto che l’Unione Europea potrà diventare il primo continente a zero-impatto entro il 2050.

Appena due giorni dopo, lo stesso Consiglio dell’Unione Europea – l’organo politico che rappresenta i 28 Stati membri – ha assunto una posizione ufficiale sulla proposta della Commissione di creare una “tassonomia”, vale a dire un sistema di classificazione delle attività economiche eco-compatibili: un vero e proprio “vocabolario verde” a supporto delle politiche di business delle imprese e degli operatori finanziari.

A marzo, il Parlamento Europeo ha votato la propria posizione in merito alla proposta di regolamento; a partire dalle due posizioni, a breve avranno inizio i negoziati tra Consiglio e Parlamento, secondo la procedura legislativa ordinaria.

In base a quanto comunicato dal Consiglio, la tassonomia dovrebbe essere ultimata entro il 2021 per divenire pienamente operativa entro la fine del 2022 (con due anni di ritardo rispetto a quanto previsto nella proposta iniziale). I negoziati si preannunciano piuttosto complessi, soprattutto alla luce di discordanze tra gli Stati su quali attività debbano essere incluse e/o escluse dalla tassonomia. Per esempio, la posizione del Consiglio lascia aperta la possibilità di includere nella tassonomia le attività legate all’energia nucleare: Austria, Germania, Grecia e Lussemburgo si sono dichiarate contrarie, mentre la Francia è favorevole. Inoltre, i Paesi dell’Est Europa si sono levati a difesa dell’industria del carbone.

 

L’impegno della Commissione dal Piano d’Azione ai lavori del TEG

La tassonomia si inserisce nell’ambito delle iniziative proposte dalla Commissione Europea nel Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile, una tabella di marcia con dieci iniziative e relative scadenze allo scopo di incrementare gli investimenti in progetti sostenibili. A maggio del 2018 la Commissione ha pubblicato tre proposte di regolamento per dare attuazione alle prime misure. Oltre alla già menzionata tassonomia, sono stati formulati atti normativi a proposito di:

  • disclosure sull’integrazione dei temi di sostenibilità nelle attività di investitori istituzionali e consulenti finanziari;
  • benchmark climatici e requisiti di disclosure ambientale, sociale e di governance (ESG) per index provider.

Il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo politico sulla disclosure ESG e sui benchmark climatici rispettivamente a marzo e a febbraio 2019.

 

Giugno 2019: linee guida sul clima per le imprese e report del TEG

Un’altra tappa significativa del processo di riforma per la finanza sostenibile è stata raggiunta lo scorso giugno con la pubblicazione di tre importanti documenti da parte del Technical Expert Group (TEG) on Sustainable Finance, il gruppo di esperti costituito nell’estate del 2018 dalla Commissione Europea per fornire consulenza su alcune iniziative del Piano d’Azione.  Il 18 giugno il TEG ha pubblicato tre report su: tassonomia; standard europeo per i green bond; benchmark climatici e nuovi requisiti legati alla sostenibilità per tutti i benchmark.

  • Per quanto riguarda la tassonomia, i lavori del TEG si sono concentrati sul cambiamento climatico, individuando le attività che contribuiscono alla mitigazione e all’adattamento; il report propone una classificazione di settori e di attività con relativi “criteri di vaglio tecnico”, che determinano le soglie quantitative entro le quali ciascuna attività contribuisce agli obiettivi di mitigazione e di adattamento.
  • Il secondo report propone una certificazione europea sui green bond (“EU Green Bond Standard”): il modello proposto dal TEG fa riferimento ai Green Bond Principles dell’ICMA – già ampiamente condivisi a livello internazionale – e alla tassonomia per identificare quali attività possono essere finanziate attraverso le obbligazioni verdi. L’obiettivo dell’EU Green Bond Standard è incrementare la trasparenza del mercato e la comparabilità dei prodotti, con l’obiettivo di accrescere il volume degli investimenti.
  • Inoltre, il TEG ha presentato indicazioni sui benchmark climatici, vale a dire parametri di confronto per strumenti finanziari in tema di emissioni di gas a effetto serra e di allineamento agli obiettivi dell'Accordo di Parigi. L’interim report di giugno introduce due nuovi tipi di benchmark:
  • EU Climate Transition Benchmark, che selezionano i titoli sulla base degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (in ottica appunto di "transizione");
  • EU Paris-aligned Benchmark, che selezionano i titoli in maniera tale che il livello di emissioni di gas climalteranti del portafoglio sia in linea con gli obiettivi di lungo periodo dell’Accordo di Parigi e, in particolare, con quello di contenere l'aumento delle temperature medie globali a 1,5°.

Il report interviene anche per quanto riguarda i requisiti minimi comuni di disclosure ESG per gli index provider, ovvero le società che producono indici. Secondo la proposta legislativa discussa e approvata dalle istituzioni europee, tutti i benchmark – o famiglie di benchmark – dovranno esplicitare in che modo integrano i fattori ESG; inoltre, entro il 31 dicembre 2021 dovranno essere fornite informazioni sul grado di allineamento con l'Accordo di Parigi. Il documento approfondisce quindi le questioni tecniche relative a definizioni e criteri per i nuovi benchmark e per i requisiti di disclosure. Questo interim report è stato seguito da una consultazione pubblica; la relazione finale è stata pubblicata il 30 settembre.

Sempre a giugno la Commissione Europea ha aggiornato le linee guida non vincolanti (“non-binding guidelines”) sulla comunicazione agli investitori delle informazioni sul cambiamento climatico da parte delle aziende. Le indicazioni costituiscono un supplemento alle linee guida che già accompagnano la Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria o DNF (Direttiva 2014/95/UE); attualmente, la direttiva si applica a circa 6.000 società quotate, banche e compagnie di assicurazione.

Le linee guida integrano le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), istituita dal Financial Stability Board del G20, e si basano sul lavoro svolto dal TEG, che ha prodotto un report e ha lanciato una consultazione pubblica coinvolgendo una settantina di soggetti tra persone fisiche organizzazioni. La Commissione ha tenuto conto del report del TEG e dei risultati delle consultazioni per elaborare la versione finale delle linee guida. Uno degli elementi più significativi del documento è rappresentato dalla rilevanza attribuita sia alle informazioni in merito agli effetti del cambiamento climatico sulle imprese sia agli impatti delle attività aziendali sul clima.

Federica Casarsa, Communication Officer Forum per la Finanza Sostenibile

2/10/2019 

 

 
 

Ti potrebbe interessare anche