Fondi pensione aperti, there is no alternative (TINA) all'azionario?

Nell'arco di dodici mesi i fondi pensione aperti sono riusciti a recuperare le perdite accusate nel quarto trimestre 2018: a spiccare sono soprattutto le performance dei comparti azionari registrate a settembre 

Leo Campagna

Il rendimento medio nel mese di settembre dei 313 fondi pensione aperti censiti nel "Comparatore dei Fondi" di Itinerari Previdenziali si è posizionato su un confortevole +0,7%. Un risultato che ha permesso di allungare la performance positiva da inizio anno al +0,7% e a portare in territorio positivo anche quella relativa agli ultimi 12 mesi (+0,7%). Dodici mesi nei quali figura anche il terribile quarto trimestre del 2018, quando quasi tutte le principali asset class  - e, con loro, anche le quote dei fondi pensione - registrarono performance negative.

La performance media dei fondi pensione aperti dal primo ottobre al 31 dicembre 2018 si attestò infatti a un -3,4%. Ben più profonda, invece, fu la correzione accusata dalle 53 linee azionarie che, nel quarto trimestre 2018, lasciarono in media sul parterre ben l’8,8%. Tuttavia, nonostante questo forte handicap, le linee a indirizzo azionario dei fondi pensione aperti sono riuscite negli ultimi 12 mesi a recuperare non solo tutte le perdite accusate tra il primo ottobre e il 31 dicembre 2018, ma anche a registrare un risultato annuale superiore alla media dei 313 fondi censiti: il loro rendimento medio negli ultimi 12 mesi è infatti pari al +1,9%.

Merito della forte accelerazione delle Borse nei primi 9 mesi di quest’anno che hanno permesso ai gestori dei comparti azionari di realizzare un guadagno medio dell’11,4% grazie anche in particolar modo al +1,9% messo a segno a settembre.

Questi risultati confermano quanto affermano diversi asset manager internazionali. Le Borse, soprattutto Wall Street (ma non solo), appaiono alle attuali quotazioni su valutazioni storiche piuttosto care. Basti pensare che il rapporto prezzo/utili (p/e) corrente dell’indice S&P 500 viaggia a 18,2 contro una media degli ultimi 20 anni di 16. Ma, con i tassi di interesse a zero o addirittura sottozero, l’inflazione sotto controllo, e le Banche centrali pronte a sostenere la crescita e a evitare pericolose involuzioni dei mercati, sembra che valga ancora TINA (There is no alternative): non sembra cioè esserci davvero nessuna alternativa all’azionario.

Leo Campagna 

12/12/2019

 
 

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