Fondi pensione aperti, un semestre di prim'ordine

Pur con qualche inevitabile differenza tra i vari comparti, il primo semestre del 2019 si è nel complesso chiuso molto positivamente per i fondi pensione aperti. Difficile tuttavia pensare di replicare gli stessi risultati anche nella seconda metà dell'anno...

Leo Campagna

Il mese di giugno si è chiuso in modo molto positivo per le linee dei fondi pensione aperti. Il rendimento medio delle 302 linee censite nel database di Itinerari Previdenziali si è infatti attestato al +1,82%: una performance che ha di fatto archiviato la battuta di arresto di maggio e consentito di portare il rendimento medio da inizio anno al +5,55%.

Risultati che, come di consueto, cambiano però a seconda del profilo di rischio del comparto. In particolare, le 59 linee a vocazione azionaria hanno evidenziato un apprezzamento medio della quota a giugno di tre punti percentuali che ha proiettato al +9,8% la performance semestrale. Molto bene pure le 88 linee bilanciate che, a giugno, hanno saputo registrare un rialzo medio del 2% che ha consentito di archiviare il primo semestre con un risultato medio del +6,6%. Le 12 linee bilanciate obbligazionarie, dal canto loro, mostrano un aumento dell’1,9% a giugno e un +6,5% tra gennaio e giugno 2019. Anche le 5 linee flessibili hanno saputo guadagnare nel mese di giugno l’1,9% in media e un +6% in sei mesi.

Al di sotto della media, sia a giugno sia nel primo semestre dell'anno, le performance delle linee garantite e quelle dei comparti prevalentemente obbligazionari. Le prime, che a giugno hanno messo a segno un incremento del valore della quota dell’1,3%, hanno accumulato un rialzo semestrale del 3,1%, mentre le linee a indirizzo obbligazionario hanno ottenuto un guadagno dell’1,3% a giugno e del 3,6% nei primi sei mesi del 2019.

A ogni modo, nel complesso, i risultati semestrali dei fondi pensione aperti sono da ritenere estremamente positivi: difficilmente potranno però essere replicati nel secondo semestre. Questo perché i fattori che sono alla base di tali performance hanno carattere eccezionale. In primis, c’è infatti da segnalare che l’anno è iniziato sui minimi del quarto trimestre 2018, sia in ambito azionario (dove i principali indici di Borsa avevano accusato perdite di oltre venti percentuali dai massimi dell’autunno) sia nel segmento obbligazionario societario e dei mercati emergenti. In secondo luogo, l’inversione a ‘U’ delle Banche centrali, passate da un'inclinazione verso politiche monetarie restrittive ad accomodanti è stata pienamente incorporata nelle attuali quotazioni. Se a tutto questo si aggiungono le dispute commerciali ancora sul tavolo, il rallentamento (tuttora in corso) dell'economia globale e la quasi assoluta certezza che il picco dei profitti aziendali sia ormai alle spalle, ecco che i margini di upside per gli indici di Borsa e per il mercato obbligazionario appaiono al momento molto esigui.

Leo Campagna 

30/7/2019

 
 
 

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