PIP, la valutazione deve essere almeno triennale

Le performance "estive" dei PIP mostrano un piccolo arretramento rispetto al risultato medio da inizio anno e mettono in luce un contesto al momento più favorevole alle asset class di rischio. Con tutte le cautele del caso: allungare l’orizzonte temporale d’investimento e saper tollerare nel breve periodo eventuali turbolenze 

Leo Campagna

C’era molta attesa per conoscere quale sarebbe stato il comportamento nel mese di agosto delle linee di unit linked collegate ai PIP censiti dal "Comparatore dei Fondi" di Itinerari Previdenziali.

Un periodo, come spesso accade in estate, caratterizzato da un andamento riflessivo dei mercati azionari che, prima di Ferragosto, avevano registrato una correzione di una certa entità (indice MSCI world della Borse mondiali -5% in euro), per poi recuperare in parte nella seconda parte del mese (con una performance finale di -1,5%). Al contrario, il mercato obbligazionario, e più in particolare i titoli di stato dei Paesi "core", ha evidenziato un comportamento brillante (con punte superiori ai quattro punti percentuali di rialzo per i governativi tedeschi e statunitensi) sulla scia delle forti aspettative di nuovo allentamento monetario promesso dalla principali banche centrali.

In questo contesto, la performance media delle unit linked collegate ai PIP si è attestata a un -1,3%. Un arretramento che ha ridimensionato il risultato medio da inizio anno che, da gennaio a fine agosto, segnava comunque un rotondo +9,4%. Grazie a quest’ultima performance, la forte correzione accusata nel quarto trimestre del 2018 – pari a -3,9% - è stata riassorbita e ha permesso alle unit linked dei PIP di registrare un risultato medio su base annua – da fine agosto 2018 a fine agosto 2019 – dello 0,9%. Si tratta di una performance non certo esaltante che, tuttavia, va contestualizzata. Vista nella situazione attuale, con i tassi monetari della zona euro proiettati al -0,5%, e con molti dei titoli di Stato che offrono un rendimento negativo, non è proprio da buttare: semmai segnala che l’investitore che ambisce a un rendimento positivo deve necessariamente affidarsi alle asset class di rischio (azioni, obbligazioni societarie, mercati emergenti ecc.).

Con due accorgimenti: allungare l’orizzonte temporale d’investimento a 3-5 anni ed essere pronto a tollerare le momentanee turbolenze nel breve termine. Un approccio di questo tipo dovrebbe ripagare anche per i prossimi anni come ha già fatto negli ultimi tre. Certo, gli andamenti del passato non costituiscono alcuna garanzia per il futuro, ma le attuali prospettive macro e finanziarie delineano uno scenario a medio termine leggermente favorevole alle asset class  più rischiose sebbene con una volatilità dei mercati che dovrebbe risultare più suscettibile al rialzo. Un esempio utile sono i tre comparti unit linked best performer a tre anni legati ai PIP: ZLAP Pension Azione Globale del PIP ZLAP Programma Pensione di Zurich Life And Pensions, LVA Az. Previdenza del PIP Pensionline di Genertellife, e AXA Previdenza Euro Small Cap FIP del PIP Mia pensione di AXA. I sottoscrittori di queste linee hanno sofferto nel quarto trimestre del 2018 dovendo sopportare perdite tra il 7 e l’8%. Ma, non facendosi prendere dallo sconforto e mantenendo le quote in loro possesso, hanno poi potuto beneficiare a fine agosto 2018 di una performance a tre anni tra il +15,7%, fatto segnare da AXA Previdenza Euro Small Cap FIP, e il +18,3% registrato da ZLAP Pension Azione Globale, passando per il +17,5% di LVA Az. Previdenza.

Leo Campagna 

4/10/2019

 
 

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