L'unica cosa certa è che sui mercati la volatilità resterà sostenuta

Come dimostrato dal parziale recupero delle diverse forme di previdenza complementare, il (lento) miglioramento della situazione sanitaria inizia a ripercuotersi positivamente anche su finanza ed economia: la strada per uscire dalla crisi sarà però lunga e non lineare, tanto che l'unica certezza potrebbe essere il persistere di una forte volatilità 

Leo Campagna

Dopo un mese di marzo che resterà scolpito nella storia come uno dei peggiori di sempre per i mercati finanziari, il mese di aprile ha visto un rimbalzo che ha consentito di recuperare poco più della metà delle perdite degli indici di Borsa. Un andamento riflesso anche nelle quote dei fondi pensione e dei PIP censiti dal Comparatore dei Fondi di Itinerari Previdenziali. Infatti, nel mese di marzo, i fondi pensione aperti hanno registrato una perdita media del 5,4%, mentre ad aprile il rimbalzo è stato del 2,3%. Nel caso delle unit linked collegate ai PIP, invece, a fronte di un -12% a marzo, ad aprile il recupero è stato pari a +4,8%.

Al momento, la sensazione è che i mercati stiano oscillando intorno a un livello che potrebbe rappresentare un nuovo punto di equilibrio. Tuttavia, tutto dipenderà dagli sviluppi in ambito sanitario (se il contagio tenderà effettivamente a diminuire, se si affermerà una cura, se venisse approvato un vaccino, etc.) fermo restando che esiste sempre il pericolo di nuovi lockdown nel caso in cui la situazione ritornasse fuori controllo. L’unica certezza sembra allora essere che la volatilità continuerà a persistere sui mercati, perché questa non è una recessione come tutte le altre. Nel primo trimestre, ha causato una contrazione prossima al 10% nell’economia cinese, del 3,8% del PIL dell’Eurozona e del 2% di quello del Regno Unito, prima ancora che si avvertissero gli effetti della "chiusura" globale. Ad aprile la produzione industriale degli Stati Uniti è scesa del 15% su base annua, le vendite al dettaglio del 22%, mentre  il tasso di disoccupazione statunitense potrebbe attestarsi nei prossimi mesi al 20-25%.

Nelle ultime settimane, la maggior parte delle economie europee sta lentamente ripartendo, comprese quelle più colpite dal virus. Ventinove Stati americani, pari al 40% dell’economia statunitense, hanno consentito la riapertura parziale delle attività economiche “non essenziali”. Ma la ripresa sarà comunque lunga, faticosa e incompleta, e rischia di esasperare le sperequazioni in termini di reddito e di ricchezza.

Nel frattempo, alcuni segmenti dell’indice azionario - cioè quelli maggiormente ciclici e più sensibili all’andamento dell’economia - hanno accusato profonde correzioni: al 15 maggio il settore finanziario aveva perso oltre il 30% da inizio anno e quello automobilistico oltre il 40%. Sul versante opposto altri settori hanno subito modesti contraccolpi (come, ad esempio, il settore sanitario e quello dei beni primari) o che hanno beneficiato della fornitura di servizi essenziali (si pensi ad esempio al settore tecnologico e a quello dell’e-commerce, dove operano i colossi che hanno trainato l’indice S&P 500).

La strada per uscire dalla crisi sarà insomma non solo lunga, ma anche non lineare, e le diverse economie ci metteranno parecchio tempo per riprendersi dalle perdite. E, anche se alcuni settori potrebbero continuare a fare meglio di altri, il mercato azionario continuerà continuerà verosimilmente a essere dominato dalla volatilità ancora per qualche tempo.

 

Leo Campagna

5/6/2020

 
 

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